LA FORZA DELL’AMICIZIA - una storia sul bullismo e sul valore dell'amicizia

LA FORZA DELL’AMICIZIA 

di

Emma Nike Cosenza 


Anche il comportamento a scuola lasciava a desiderare. I genitori erano richiamati di continuo dagli insegnanti. In risposta per un compito non svolto o per una distrazione Achille era capace di rovesciare il banco, lanciare un libro, strappare i fogli del quaderno o fare una penna a pezzi,  suscitando l’ilarità dei compagni divertiti dagli improvvisati show. Per via della sua irascibilità era diventato la vittima prediletta di una piccola gang di bulli. Amavano provocarlo di nascosto per assistere alle sue reazioni spettacolari che gli costavano punizioni e che aumentavano il suo odio verso l’umanità. 

Nel rione era soprannominato Braccio di ferro e non c’era volta che tornando da scuola non litigasse con i ragazzini che lo rincorrevano facendogli il verso, imitando il personaggio del noto cartone e sventolando barattoli di spinaci.


Il piccolo Achille non ce la faceva più a sopportare tutti quegli stupidi dispetti e le prese in giro, ma nonostante ciò, tutto quello che gli stava accadendo non lo raccontava a nessuno, perché i bulli lo minacciavano e gli dicevano che se lo avesse detto a qualcuno avrebbe significato che era debole, che non sapeva affrontare la situazione da solo e che aveva sempre bisogno di mammina e papino che lo aiutassero.

Achille, quindi, non ne parlò con nessuno, anche perché tutti i suoi compagni di classe credevano che fosse forte e sicuro di sé, che non gliene importasse dei giudizi altrui e che solo per ridere e per far ridere gli altri si comportasse da elemento di disturbo per la classe. In realtà il suo comportamento nascondeva una grande sofferenza.


Si confidò solo con una persona, Elena la sua vera migliore amica, che lo consolava, gli diceva che era meglio parlarne e non tenersi tutto dentro, perché di sicuro la situazione sarebbe andata avanti peggiorando. Gli diceva di fregarsene di quello che facevano i bulli, lo incoraggiava e provava a parlarne con i professori raccontando tutto quello che subiva ogni giorno il povero Achille, ma ovviamente i professori non le credevano, perché i quattro ragazzi che lo bullizzavano: Marco, Mattia, Enrico e Alessio apparentemente sembravano docili, buoni e innocenti e nessuno si sarebbe mai aspettato tutto quello che facevano.

Un giorno, appena terminate le lezioni, Achille si recò con Elena al muretto fuori della scuola dove ogni giorno si sedevano e rimanevano a parlare per una decina di minuti, finché tutti  ragazzi non fossero usciti. Poco dopo arrivarono Enrico e Marco che presero lo zaino ad Achille e lo buttarono a terra davanti agli occhi di tutti. La situazione degenerò facendolo soffrire molto quando i due ragazzi cominciarono a urlare: “Signori e signore ecco a tutti braccio di ferro! HAHAHA” e a insultarlo pesantemente. Achille provò a ribellarsi, ma i bulli non lo lasciavano andare e tutti gli altri, a eccezione di Elena, li assecondavano ridendo e dando loro sostegno. I ragazzi e le ragazze della scuola pensavano che a loro convenisse appoggiare il bullo, perché in caso contrario anche loro sarebbero poi stati presi di mira, diventando vittime di bullismo.


Ormai tutti gli alunni della scuola avevano scoperto quello che subiva Achille dopo l'episodio del muretto e il giorno dopo in classe nessuno dei suoi compagni rideva più alle sue battute, al suo comportamento e non gli rivolgevano più la parola. Quando passava per i corridoi gli altri si allontanavano, gli parlavano alle spalle e inviavano sulle chat della scuola dei suoi video imbarazzanti. Gli episodi di bullismo aumentavano sempre di più, venivano anche filmati e caricati sul web, sotto questi video poi tanti commenti di risate e offese. Soltanto Elena commentava proteggendo Achille e cercando di bloccare e interrompere la situazione, che però continuava ad andare avanti.


Passò qualche mese e gli atti di bullismo contro Achille  aumentavano: era sempre più depresso e chiuso in se stesso, passava le giornate chiuso a chiave in camera sua a piangere e piangere. Ma un giorno accadde qualcosa di veramente inaspettato: due ragazzi gli andarono vicino e iniziarono a consolarlo, proteggerlo e rassicurarlo, dicendogli che lo capivano e che erano dalla sua parte. Giorno per giorno sempre più ragazzi iniziarono a sostenere Achille, finché tutti gli studenti cominciarono a stare dalla sua parte tranne la gang dei bulli.

Tutti quanti iniziarono con calma a parlare con i bulli e a far capire loro che quello che facevano ad Achille era sbagliato e ingiusto, ma finalmente riuscirono a farsi valere senza più temerli, perché la forza dell'amicizia è superiore a tutto e batte tutto. I bulli non stettero ad ascoltare le loro parole e continuarono a compiere atti di bullismo, aumentando anche le vittime. Finalmente dopo svariati tentativi Alessio e Mattia lasciarono il gruppo e anche loro provarono a far capire a Enrico e Marco di smetterla e di mettersi nei panni del povero Achille e pensare come si sarebbero sentiti se qualcun altro avesse fatto loro quello che loro stavano facendo ad Achille. 

Per fortuna riuscirono a capire i loro errori e si scusarono più volte con Achille, diventarono tutti un unico gruppo, in cui  si volevano bene e si rispettavano. 


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