Quanto è bello il Pinocchio di Guillermo del Toro!

 


I grandi nomi non tradiscono mai, o quasi. Certamente il successo senza tempo di Pinocchio non scompone più e, a questo proposito, la giovane redattrice dell’ISIS “Boccioni-Palizzi” di Napoli Anna Baiano Svizzero ci ricorda che da poco il celebre Pinocchio è tornato sul piccolo schermo con una nuova veste grazie alla visione di Guillermo del Toro per Netflix. “Nella storia del cinema tantissimi registi hanno potuto lavorare sulla figura di Pinocchio – analizza Anna Baiano Svizzero – riadattando la favola di Collodi in molteplici modi, passando dall'animazione al live-action. Del Toro è uno di questi, con l'unica differenza che è riuscito ad andare oltre al riadattamento, offrendo una visione e un registro differente, usando la tecnica d’animazione in stop-motion. La trama di questo nuovo Pinocchio rispetta in parte gli avvenimenti e i personaggi originali, ma offre nuovi sviluppi sul tema della famiglia, del legame tra la vita e la morte tenendo presente il contesto politico del fascismo. Il Ventennio fascista fa da sfondo alle vicende ma ne è anche parte. Dà alla storia di Collodi gli stessi significati e interpretazioni ma in modo più realistico. I personaggi sono gli stessi ma diventano più reali, più dark. Basti pensare alla solitudine di Geppetto, che nel classico Pinocchio sogna di avere un figlio, mentre nella pellicola di Del Toro affronta una perdita dolorosa. Ciò lo porta ad uno stato di ubriachezza, dove per errore crea un figlio artificiale, Pinocchio, totalmente asimmetrico e imperfetto. È una figura totalmente pura che viene messa alla prova uscendone più forte; non è il solito burattino che impara dagli altri per diventare buono e diventare così un vero bambino, ma nei suoi sbagli cambia i personaggi che lo circondano grazie alla sua purezza e ingenuità.
Nel complesso il racconto viene avvolto per bene dal dark fantasy, che adatta gli aspetti soprannaturali della storia con un certo realismo e il passaggio da temi profondi a momenti di leggerezza è piacevole, per non parlare delle parti musicali (particolarmente improvvise) che contornano ancora di più gli stati d’animo dei personaggi. L’animazione in generale ha un tasto dolente, poiché qualsiasi prodotto animato viene giudicato dal pubblico come per “bambini”. Un mito da sfatare, poiché l’animazione, anche in stop-motion, porta con sé varie chiavi di lettura a seconda del tipo di pubblico. Pinocchio ne è un esempio: temi profondi e oscuri alternati a momenti leggeri. Parla agli adulti come ai piccoli. La stop-motion ha la stessa rilevanza dei live action, e c’è una grande produzione artistica. C’è una grande cura nei dettagli, soprattutto riguardo i set: un preciso studio del contesto storico, oppure della differenza di materiali che una chiesa, ad esempio, poteva avere in quel periodo, mostrando così un vero e proprio realismo. Se i personaggi hanno un vissuto, allora i set non sono da meno. Pinocchio di Del Toro lo dimostra – chiude Anna Baiano Svizzero – e racconta un pezzo d’Italia con grande cura e amore, un prodotto unico, bellissimo da vedere, che non cede al misero adattamento e mostra così una storia originale, profonda e commovente che diventa una gemma preziosa per il catalogo film di Netflix.” 

Con queste premesse non sorprende affatto che lo scorso 10 gennaio sia riuscito ad aggiudicarsi il Golden Goble per miglior film d’animazione e per miglior canzone originale con Ciao Papà.




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