MacMillan e Balanchine al Teatro San Carlo - la purezza del neoclassico valorizza tutto il corpo di ballo - #recensione
GEORGE BALANCHINE / KENNETH MACMILLAN
i Maestri del XX secolo
recita di martedì 8 marzo h 17
Concerto di Kenneth MacMillan
cast
I movimento: Giorgia Pasini - Salvatore Manzo / II movimento: Luisa Ieluzzi - Ertugrel Gjioni / III movimento: Annalina Nuzzo
Theme and Variation di George Balanchine
cast
Louis David Valle Ponce - Claudia D'Antonio - Stanislao Capissi
luisa ieluzzi - ertugrel gjioni ph luciano romano |
La cifra stilistica e il linguaggio coreografico di MacMillan - nei tre Movimenti in cui si divide il Concerto n2 di Dmitri Shostakovich - sono raffinati e fluidi e colorano lo spettacolo in scena di un'aura elegante, pura e scorrevole. La mise en scène ha il merito di essere più che fedele agli intenti di chi ebbe l'intuizione e la sfrontatezza di creare un nuovo stile, un nuovo genere. Una lunga catena in cui ogni anello conduce al successivo, una contuità in cui l'arresto non è contemplato e in cui ogni fibra del corpo dei danzatori e delle danzatrici va all'unisono con i tasti del pianoforte. Il gesto diviene partitura e la partitura si trasforma in gesto, una musica resa "visible" dalle vibrazioni dei tasti, dai trilli, dalle dolci scivolate e una danza armoniosa a tal punto da fluire come una melodia.
pH vito loruso
salvatore manzo - giulia pasini |
Al pianoforte il musicista Sepp Grotenhuis, sul podio il M° Hilari Garcìa, in scena Giorgia Pansini e Salvatore Manzo (I movimento), Luisa Ieluzzi ed Ertugrel Gjioni (II mov.) e Annalina Nuzzo (III mov.) .
Giorgia Pasini - diplomata all'Accademia del Teatro alla Scala nel 2019 - concilia sicurezza e grazia in un'esecuzione precisa caratterizzata dalla disinvoltura e valorizzata dall'interpretazione gioiosa con cui ha approcciato tutta la variazione. A condividere il palcoscenico con lei Salvatore Manzo che fa sfoggio di tutta la sua tecnica mostrando una raggiunta e consolidata maturità artistica che dona alle linee - già notoriamente perfette - un carattere sicuro e padrone della scena confermando il percorso in ascesa di uno tra i più apprezzabili ballerini del Massimo. Quando la musica introduce il II movimento la scena è immediatamente invasa dalla luce che Luisa Ieluzzi irradia in un Teatro estasiato. Il corpo meraviglioso e dalle rare doti, l'intensità espressiva del volto e la tecnica forte più che mai incoronano la Ieluzzi regina della scena e ora più che mai sarebbe auspicabile una certa nomina che tarda ad arrivare (il Teatro non ha al momento né una Prima ballerina né tantomeno un Primo ballerino).
luisa ieluzzi - ertugrel gjioni ph luciano romano |
Gli applausi a scena aperta e le ovazioni rivoltele a fine spettacolo sono segno di un talento riconosciuto che può e deve rappresentare la meravigliosa rosa di soliste che il San Carlo ha tirato su in questi anni. Ad accompagnarla è Ertugrel Gjioni fiero e imponente nel suo corpo statuario dalla muscolatura meravigliosamente armoniosa. Un ballerino, Gjioni, che con orgoglio e spessore impegna il palcoscenico e dà valore ad ogni movimento e gesto con sicurezza e presenza scenica. Protagonista del III movimento è Annalina Nuzzo, ballerina dalla gestualità raffinata e piena di grazia che ha saputo essere trait d'union tra le due coppie di solisti e la cui piacevole emozione traspariva di tanto in tanto sul volto concetrato. Gli interpreti hanno notevolmente riportato in scena una delle creazioni più apprezzate di MacMillan, coreografo che ha trasformato in gesto - non steriotipato e al di là di ogni danza codificata - l'animo umano con le sue tensioni, le sue passioni, le sue paure. Ma in Concerto ciò che lascia estasiati sono la purezza, la semplicità, l'immediatezza - senza inutili smancerie e sovrastrutture - di uno stile coreografico svuotato del superfluo e riempito fino all'orlo di una meravigliosa, esuberante, sfacciata bellezza estetica fine a stessa.
Dopo il lungo intervallo ad andare in scena è stato il celebre lavoro di Balanchine Theme and Variation creato dal coreografo russo (poi naturalizzato statunitense) come omaggio alla grandezza dei balletti classici della Russia imperiale realizzati sulle - e grazie alle - musiche di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
claudia d'antonio ph luciano romano |
Scelta coraggiosa e in assoluta controtendenza oggi che la guerra fra Russia e Ucraina detta l'agenda mondiale e che i centri di cultura di tutto il mondo stanno cancellando gli spettacoli e silurando gli artisti russi che non si definiscono pubblicamente antiputiniani. Per non parlare della figuraccia dell'Università la Bicocca di Milano in cui hanno sospeso - per poi ripristinarlo una volta resisi conta dell'assurdità del gesto - un ciclo di lezioni su Dostoevskij.
Ma quanto devono essere toccati per fare una cosa del genere? Se una scelta va fatta, allora va fatto anche un netto distinguo tra gli artisti viventi e la cultura di un popolo con i suoi più illustri rappresentanti. Caso emblematico è stato quello di Elena Kovalskaya, direttrice del Meyerhold Center, il teatro statale di Mosca, che ha dato le dimissioni motivando la scelta con queste parole: “Non posso lavorare per un assassino e riscuotere uno stipendio da lui”. Ma la cultura russa sviluppatasi nell'arco della sua storia millenaria non va cancellata per nessun motivo, perché è patrimonio di tutti noi. Comprendo quindi la scelta del Teatro San Carlo nel conservare la serata incentrata - praticamente per intero ad eccezione di MacMillan - su artisti russi, anche perché un'epoca risalente all'Impero o all'Unione Sovieta non può certo essere assimilata alla situazione contemporanea e il povero Shostakovich è stato bistrattato, poi amato, poi ancora bistrattato troppe volte a seconda delle epoche che l'URSS o le potenze dell'Occidente stavano vivendo.
claudia d'antonio- stanislao capissi ph luciono romano |
Ma quanto devono essere toccati per fare una cosa del genere? Se una scelta va fatta, allora va fatto anche un netto distinguo tra gli artisti viventi e la cultura di un popolo con i suoi più illustri rappresentanti. Caso emblematico è stato quello di Elena Kovalskaya, direttrice del Meyerhold Center, il teatro statale di Mosca, che ha dato le dimissioni motivando la scelta con queste parole: “Non posso lavorare per un assassino e riscuotere uno stipendio da lui”. Ma la cultura russa sviluppatasi nell'arco della sua storia millenaria non va cancellata per nessun motivo, perché è patrimonio di tutti noi. Comprendo quindi la scelta del Teatro San Carlo nel conservare la serata incentrata - praticamente per intero ad eccezione di MacMillan - su artisti russi, anche perché un'epoca risalente all'Impero o all'Unione Sovieta non può certo essere assimilata alla situazione contemporanea e il povero Shostakovich è stato bistrattato, poi amato, poi ancora bistrattato troppe volte a seconda delle epoche che l'URSS o le potenze dell'Occidente stavano vivendo.
Ma torniamo alla recensione.
All'apertura del sipario su Theme and Variation il pubblico ha risposto con stupore e approvazione: i grandi lampadari ad impreziosire la scena, i tutù celesti e blu carico, la coppia di solisti, le note di Čajkovskij, insomma tutto ciò che al pubblico tradizionalista piace da morire. La breve ed incisiva performance di Louis David Valle Ponce - principal dancer de l'Opera de Nice - è stata entusiasmante, forte e impeccabile e ha preparato la strada ad una coppia tanto affiatata, ben calibrata e ricca di poesia com'è quella di Claudia D'Antonio e Stanislao Capissi. La D'Antonio - vista per la prima volta nel 2015 nella sala prove del San Carlo dove, a fine lezione, eseguì 16 double fouettés e chiusura con tripla pirouette ... era davvero molto giovane e quella visione mi lasciò di stucco - esegue ogni passo con indescrivibile precisione: una tecnica ferrea tipica di chi approccia la danza con assoluto perfezionismo, di chi pretende sempre il massimo giorno dopo giorno senza mai permettersi di rimandare, di rinunciare. Claudia D'Antonio dà quest'idea quando danza, l'immagine di una donna meravigliosamente inebriata dalla sua stessa esecuzione da cui prende vigore in un crescendo di forza e bellezza. Ad accompagnarla Stani Capissi sicuro, forte e in totale armonia con la compagna di scena e di vita in una coreografia di Balanchine notoriamente impegnativa, che richiede grande dimestichezza tecnica, forza e una lunga tenuta in quanto a ritmo serrato e a un crescendo stilistico che culmina con un trionfante finale. In Theme and Variation non solo si condensano insieme i due emisferi della danza - quello ad Est della Russia imperiale che più di tutte ha contribuito alla magnificenza del Balletto come oggi lo conosciamo e quello ad Ovest di un'America che ha spinto Balanchine alla ricerca del nuovo, dell'esperimento, del rischio -, ma anche e soprattutto l'incredibile talento del coreografo nel creare uno stile che, pur restando agganciato al baletto classico in quanto a tecnica e imprinting generale, è riuscito con il suo genio a creare nuove dinamiche (negli assolo come nei pas de deux) in grado di rendere le sue coregografie moderne e imprevedibili.
Ottima mossa quella del San Carlo di proporre due maestri del XX secolo che hanno contribuito allo sviluppo della danza in tema di creatività, di nuova cifra stilistica e di evoluzione dei linguaggi spalancando al pubblico le porte di un nuovo universo, quello del Neoclassico. Peccato non prevedere questo tipo di spettacolo fin dalla presentazione di Stagione, il che avrebbe dato più rilievo e spessore alla scelta.
Un'ultima questione ancora da sfiorare: ho assistito ad una recita pomeridiana gremita di giovani entusiasti e mi ha lasciata perplessa assistere ad uno scivolone delle maschere in sala che gridavano tra le poltrone - letteralmente gridavano - di spegnere i cellulari. Perché trasformare un luogo di cultura come il San Carlo che per la città conserva una certa sacralità in quanto massimo tempio della Cultura, in un posto senza magia? Perché in una pomeridiana in cui si accolgono soprattutto ragazzi e ragazze si abbassa il livello di approccio al pubblico? Piuttosto bisognerebbe sempre rispettare il nostro Teatro Massimo accogliendo con sontuosità e raffinatezza anche i ragazzini e le scolaresche che così ne restano affascinati, incantati da un'atmosfera quasi regale e di altri tempi che solo in luoghi come quello possono davvero continuare ad esistere. Entrare al San Carlo è anche un viaggio nel tempo: le architetture, gli affreschi, i velluti, l'orchestra che prova e le luci che si abbassano, la musica dei più grandi compositori di tutti i tempi... Bisogna tenere sempre a mente che accogliere i giovani in teatro - e ancor di più se si tratta di uno dei più prestigiosi teatri - significa formare il pubblico adulto di domani, significa portarli in un sogno fatto di atmosfere sospese nel tempo che attivano una sfera emotiva profonda. E tutto contribuisce alla riuscita del sogno...altrimenti con violenza gli occhi si spalancano e il sogno s'interrompe irrimediabilmente.
Concludendo, la crescita del corpo di ballo del Teatro soprattutto per la rosa dei solisti è evidente e fa gioire il cuore. Sono più che mai all'altezza di ricevere i grandi coreografi internazionali e presentare al pubblico - magari già nella prossima stagione - un programma al passo con i più prestigiosi teatri del mondo. Ottimo il lavoro della direttrice del Corpo di Ballo Clotilde Vayer che sono certa porterà ancora più freschezza e modernità nelle scelte della stagione a venire.