La morsa di 30enni e 40enni: tra i vecchi che non mollano e i giovanissimi (sfruttati) che avanzano
Rifletto molto sulla situazione dei giovani della mia generazione, parlo di quelli nati negli anni '80 e che oggi sono quarantenni o quasi, anche se il più delle volte no so se il discorso che mi faccio valga poi per tutti. Sono certa però che in molti capiranno di cosa parlo.
Siamo sempre tra la riverenza e la consapevolezza.
Noi non cresciamo, siamo eterni ragazzini e ragazzine bloccati nello specchio di una gioventù che non diventa adulta, ma si ritroverà tutt'a un tratto vecchia. Sempre in bilico tra l'insicurezza e la consapevolezza del proprio valore non troviamo un posto che sia davvero nostro, che sia conquistato e sudato, ma dobbiamo sempre dire grazie a qualcuno per averci concesso un'occasione di crescita (di crescita!). Noi siamo quelle carine, simpatiche, spigliate e in gamba. Siamo quelli preparati, quelli che hanno studiato, quelli appassionati, versatili, disponibili, flessibili. Siamo i giovani in gamba di cui non si può fare a meno, siamo quelli educati e rispettosi che odiano le gerarchie e la prepotenza, ma tendono a resistere piuttosto che a ribellarsi, perché hanno paura di perdere tutto...hanno paura di restare fuori dei giochi irrimediabilmente.
C'è una generazione che non cede il passo composta da 60enni, 70enni 1000enni, una schiera infinita di dentiere che non sa fare realmente squadra, non sa dare rilievo alle risorse di cui si circonda, perché vive nella paura di perdere il trono. Ma quale trono? Continuiamo a chiederci noi...quale trono? Cari prepotenti dall'alito di naftalina abbassate il mento e alzate gli occhi, guardate in faccia questa generazione di giovani uomini e donne che non vuole spodestare nessuno, non vuole fare le scarpe a nessuno, perché a fottervi a vicenda screditandovi, tradendovi e scavalcandovi ci avete già pensato voi da 40 anni a questa parte. Ma voi avete paura e il fatto è che quella paura vi segue ovunque e allora in una giovane donna o in un giovane uomo laureati, con master e dottorati, con specializzazioni ed esperienze ed entusiasmo vedete una minaccia piuttosto che una risorsa. Ricordo che ina volta in una importante redazione con cui collaboravo il caporedattore della sezione cultura ad una mia proposta riguardo un pezzo da scrivere mi disse "Vola basso bella".
la vecchia e la giovane |
Dal fuoco che arde al ritorno di fiamma.
A 20 anni hai il fuoco che arde e che continua a bruciare con te producendo ad ogni passo sempre più energia: il mondo lo mangi con gli occhi, le aspettative e le ambizioni sono altissime e nulla può fermarti.
A 30 anni dopo diversi tentativi di avance a destra e sinistra, avanti e dietro, a te, a me e al figlio del re cominci ad odiare tutti e a volte anche te stesso per non aver saputo cogliere quelle che dovevano essere occasioni. "Vedi che sei una moralista!" mi ha detto una volta un professore universitario appena dopo la laurea: mi aveva offerto €1000 per delle traduzioni di testi filosofici dal tedesco il tutto però accompagnato da una bella proposta di tresca. Nessuna tresca, nessun lavoro. Addio sogno di collaborare con il prof e cominciare una carriera universitaria. E rinunciare ai sogni lascia ferite che non guariscono più. In tutto sto schifo ti senti pure una cretina -. E cominci anche ad abbassare l'asticella delle aspettative e lavori svendendo te stesso regalando le tue competenze.
A 40 anni sei grande. Davanti allo specchio sei grande: le rughe, le macchie - se sei donna -, i primi capelli bianchi - che per fortuna non fanno più ribrezzo come prima, anzi quasi sono fighi (non ci credo nenche mentre lo scrivo) -, una certa maturità che incalza e che ti fa vivere la vita in maniera più saggia, però poi nei momenti di lucidità e di verità con te stessa, nei momenti in cui sei lontano dal chiasso e vicino alla Tennents ti dici: "Non ho combinato un cazzo! E ho 40 anni". Se pensi ai tuoi colleghi coetanei in altri Paesi sei grande, molto grande, grande quanto loro. E allora perché continui a sentirti "piccolo"? Perché hai quella sensazione di dover dire sempre grazie con riverenza, mantenere un profilo basso, essere discreto, sottopagato, sottostimato? Siamo bloccati in un limbo che ci fa sentire eternamente troppo giovani - quasi ragazzini - bloccati tra i vecchi che ci hanno strozzati e i nuovi giovani che tra stage e tirocini ci fottono pure il lavoro che avevamo da sottopagati e sottostimati.
L'agonia di un Paese senza più meritocrazia.
Un Paese che non dà occasioni è morto. E se non è ancora morto è in un'agonia imbarazzante in cui esala i suoi ultimi respiri di fronte ai nostri occhi delusi e all'indifferenza di chi ha la possibilità di continuare a sfregarsi le mani senza competenze e senza preparazione. Questo è il Paese dei figli di papà, è il luogo dell'eredità, è il trono del primogenito e non importa se l'erede è un cazzone senza alcuna competenza o capacità, basta che sappia fare un po' di soldi e che sappia farli fare alle persone giuste. Pubblico, privato, politica, scuola, università, cultura non conta il settore, non conta nulla in quale segmento tu abbia scelto di diventare esperto studiando e studiando e studiando e accumulando esperienza. Non importa nulla. Perché sarai sempre fatto fuori dal figlio di, dal nipote di, dal pupillo di - occhio, perché un figlio o un nipote o un pupillo possono anche avere 80 anni e continuare ad avere occasioni di lavoro e collaborazioni grazie a quello che magari il padre o il nonno avevano fatto il secolo precedente -. Poi ci sono i potenti, quelli che hanno i "soldi" e come fai a metterti alla pari con uno che ha i soldi, ma tanti tanti soldi? Non puoi. Mi scoccia anche solo scriverne. Argomento chiuso!
Avessi un pezzo di terra andrei a zappare.
Guardo ai miei coetanei e alle mie coetanee che vivono all'estero e vedere che alla mia stessa età ricoprono ruoli apicali nei settori di riferimento ormai non mi fa neanche più dispiacere o deprimere, mi fa arrabbiare a tal punto da dire basta! Io voglio uscire da questo meccanismo malato, voglio salvarmi da queste "occasioni di prestigio" e che fanno curriculum (fanculo!). Mi verrebbe da dire "perché io valgo!", ma poi supererei il tutto buttandola sul comico come solo noi degli anni '80 siamo ormai abituati a fare.