Giuseppe Picone e il suo Schiaccianoci al teatro San Carlo

Vadim Muntagirov
ph Francesco Squeglia

Al teatro San Carlo di Napoli è andato in scena il balletto lo Schiaccianoci nella versione coreografica di Giuseppe Picone direttore artistico del corpo di ballo. Classe 1976, napoletano di nascita, insignito di numerosi premi e ballerino nei più rilevanti ruoli in giro per il mondo, oggi Picone dedica senza sosta, e senza risparmiare energie, tutta la sua vita all'ascesa del corpo di ballo del più bel teatro che l'uomo conosca. Come ogni anno è arrivato ciò che il pubblico si aspetta: lo Schiaccianoci in una chiave coreografica ben riuscita, incorniciata dalle scenografie di forte impatto visivo curate da Nicola Rubertelli e impreziosita dagli abiti maniacalmente curati della sartoria diretta da Giusi Giustino.
ph F. Squeglia

Lo Schiaccianoci torna sempre e lo fa ogni volta in maniera vincente, pur rivisitando la coreografia, pur proponendo scene diverse, pur spaziando nella rosa di nomi di ospiti più o meno illustri il fiabesco balletto di Natale vince sempre e lo fa urlando un indiscusso sold out. Quest'anno il nome della stella ospite, principe assoluto dei palcoscenici mondiali, ha tuonato in maniera impetuosa attirando ancor di più un pubblico curioso e assetato di vedere da vicino il talento del giovanissimo Vadim Muntagirov - primo ballerino al Royal Ballet di Covent Garden e ospite al Bellini International Dance Gala i prossimi 17 e 18 febbraio al teatro Bellini di Napoli -, la sua bellezza eterea, la sua elevazione, la sua leggerezza e mascolinità, eleganza, precisione e così via all'inifinito. Inaspettatamente e improvvisamente svelato agli occhi in febbrile attesa, Muntagirov emana luce: lo sguardo dolce e il viso sereno incoronano un corpo al massimo della prestazione dove la muscolatura allungata consente linee infinite di rara bellezza. Con l'entrata in scena di Akane Takada - prima ballerina del Royal Bellet - altra illustre ospite della serata, ci si rende immediatamente conto del privilegio di assistere e ammirare la performance di una coppia d'eccellenza: il ritmo e il tempo rallentano in sintonia con la sospensione del gesto che appare infinito e sovrumano. Non si tratta semplicemente di leggiadria o di equilibri mantenuti fino all'inverosimile, ma di una magia che rende il segmento del braccio o della gamba una retta senza fine. Tutto appare magnifico e superbo, ma allo stesso tempo semplice e lineare creando l'illusione che non ci sia nulla di laborioso o sofferto: forza e sicurezza, maestria e disinvoltura.
Akane Takada
ph F. Squeglia


A partire dal primo quadro e via via lungo tutta la creazione si distinguono in maniera ottimale i solisti del corpo di ballo del teatro San Carlo che, appuntamento dopo appuntamento, mostrano un'ascesa percepibile e senza arresto. Su tutti brillano Claudia D'Antonio e Anna Chiara Amirante, la prima in una Clara (in questa versione il personaggio di Clara è separato da quello della fata Confetto) senza sbavature e senza incertezze che si lascia per sempre alle spalle l'acerbezza di un tempo per dare finalmente spazio al movimento abile ed esperto. La regina delle nevi della Amirante con un linguaggio coreografico veloce e brillante sposa alla perfezione l'indole della ballerina napoletana che riempie la scena con la sua figura precisa, orgogliosa e fiera. Degne di menzione tra le interpreti femminili anche Giovanna Sorrentino nella danza spagnola, Martina Affaticato nella danza araba e Luisa Ieluzzi nel ruolo della principessa dei fiori. E a proposito degli uomini di casa? Edmondo Tucci, primo ballerino del lirico, interpreta Drosselmeyer con una tale disinvoltura e spontaneità da inacarnare a pieno la duplice attitudine che caratterizza il personaggio: la magia e la cura. Salvatore Manzo, nel ruolo dello schiaccianoci, e Alessandro Staiano, in quello di principe dei fiori, confermano il loro status di gioielli di punta della compagnia, laddove il primo eccelle in quanto a linee e doti innate e il secondo rapisce in quanto a temperamento e possanza. Degni di menzione l'arlecchino di Carlo De Martino e l'applauditissima danza russa di Ertugrel Gjoni, Ferdinando De Riso, Giuseppe Aquila e lo stesso De Martino.
V. Muntagirov, Claudia D'Antonio
ph F. Squeglia

Lo stile coreografico è raffinato e curato nel dettaglio, nessun particolare è lasciato al caso, ma in alcuni momenti si ha la sensazione che effettivamente la creazione, proprio in termini di sequenza di passi, non corrisponda appieno all'idea. In altri termini, laddove l'idea risulta potenzialmente interessante nell'insieme delude in quanto a eccessiva staticità e ripetitività e nello specifico queste sensazioni si hanno nel primo atto durante la festa di Natale e durante la lotta con i topi.

Aspettando Giselle in scena a Marzo al teatro San Carlo salutiamo con gioia il nuovo anno con l'auspicio che il nostro Massimo sia sempre più un'eccellenza.


*a questo articolo è stata apportata una correzione dovuta ad un errore riguardante i nomi dei ballerini della danza russa. Non si tratta assolutamente di un errore di valutazione della prestazione, ma di un refuso circa i nomi. Emanuele Torre, citato in precedenza, non ha danzato la sera della Prima a cui ero presente io come giornalista e il suo nome è stato quindi sostituito con quello di Ferdinando De Riso e Giuseppe Aquila.

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