Ogni anno di questi tempi c'è grande fermento a Napoli per gli appassionati di danza e per gli estimatori del teatro lirico partenopeo, c'è fermento perché l'evento
Autunno Danza va in scena e promette sempre grande successo e scroscianti applausi. Quest'anno però la scelta dei tre appuntamenti non è stata condivisa su larga scala e tra il pubblico, così come pure tra i critici, un po' di perplessità si sono annidate nella testa. Tre titoli diametralmente opposti, ognuno dei quali per motivi differenti lascia un po' di amaro in bocca: il
Padiglione delle Peonie,
Al di là di un sogno e
Pulcinella.
|
Carlo De Martino
ph Luciano Romano |
Il primo appuntamento è dedicato alla Cina e in collaborazione con l
'Istituto Confucio e con l
'Università Orientale di Napoli si è pensato di rendere omaggio alla terra del Sol Levante da sempre gemellata con la città partenopea presentando al pubblico
la Compagnia dell’Opera Kun con il
Padiglione delle Peonie, titolo che raggruppa una scelta di brani estratti da quatto opere diverse:
“Il Poema rubato” da
“Il fermaglio di giada”, “Scrivere poesie” da
“Una pozione per curare la gelosia”, “Stivali in prestito”, “Camminando in giardino” e
“Il Sogno” da, appunto, “Il Padiglione delle peonie”, di
Tang Xianzu. Portare in scena l'opera tradizionale cinese in un cartellone dedicato interamente, o che avrebbe dovuto esserlo, alla danza lascia perplesso un foltissimo pubblico che, pagando per la danza, si ritrova ad assistere ad uno spettacolo estremamente minimalista in totale assenza di momenti danzati, spoglio da qualsivoglia scenografia e che forse avrebbe trovato un posto più dignitoso se inserito nel cartellone dell'Opera.
|
ph. Francesco Squeglia |
|
ph. Francesco Squeglia |
Il secondo appuntamento è invece con
Al di là di un sogno con i 218 allievi della scuola di danza più antica d'Italia. La scaletta, senza alcun dubbio molto interessante e raffinata, riporta estratti dal repertorio del balletto classico e non solo - ovviamente rivisitati tenendo presente la giovane età dei danzatori e il livello tecnico raggiunto - tra cui:
“Le Conservatoire” di
August Bournonville,
“La Bayadère” e
“Il Lago dei cigni” di
Marius Petipa, lavori intramontabili affiancati ad altre creazioni su musiche di
Chopin, Bach, Händel e
Rachmaninov. L'immensa mole di allievi sul palcoscenico desta stupore e meraviglia e la qualità dello studio è senza dubbio altissima: l'interpretazione già in giovanissima età è strabliante e la forza e la sicurezza nell'esecuzione sono degni di lode. Eppure ancora una volta sorgono dubbi su quanto la scelta di proporre in cartellone una serata con gli allievi e non con danzatori professionisti sia giusta e appropriata all'alto nome del teatro. La serata si presenta senza dubbio gradevole e la scuola di ballo ne fa un'ottima figura, eppure, dopo lo scivolone del Padiglione delle peonie che ha visto un massiccio esodo del pubblico nel bel mezzo della rappresentazione, anche
Al di là di un sogno non pare essere appropriato come spettacolo in cartellone degno di un teatro Massimo.
|
ph Luciano Romano |
Ultima in cartellone, ma sicuramente la più rilevante, la creazione del coreografo napoletano che già in passato ha lavorato al San Carlo
Francesco Nappa. Il corpo di ballo ne esce magnificamente e trionfa su tutti la versatilità e la caratterizzazione di
Carlo De Martino nel ruolo di Pulcinella. Buffo e malinconico sa unire la sfacciataggine e l'imbarazzo di una maschera che, per scelte registiche, non porta, ma che trattiene sotto la pelle, in ogni gesto, in ogni atteggiamento del viso e del capo. La forza del coreografo, come pure quella dell'interprete, si manifesta proprio nella decisione di far percepire il carattere di Pulcinella in ogni minimo dettaglio pur senza mai indossare la tipica maschera nera: viso scoperto, abito bianco, piedi nudi e poi tanta gestualità tipicamente partenopea mescolata a virtuosismi tecnici brillanti mostrano De Martino assolutamente a proprio agio nell'immensità di un palcoscenico tutto per lui. Accanto al protagonista si conferma il talento della splendida
Claudia D'Antonio che veste magnificamente i panni della dolce, ma decisa Pimpinella e vive la sua performance con precisione ed eleganze, caratteristiche ormai tipiche del suo stare in scena.
|
Claudia D'Antonio
ph Luciano Romano |
Il palcoscenico, a volte scarno altre incredibilemente ricco, è affidato nelle scenografie alla maestria dell'artista
Lello Esposito, alle sue teste di Pulcinella, alle maschere, ai corni che fluttuano nella magia di uno spazio sempre in penombra. Buona la regia, ottima la fotografia, ci si sarebbe aspettato di più dal disegno luci che risulta invece essere estramente sobrio, come pure dai costumi del corpo di ballo che ripropongono calzamaglie in lattice nero per una versione di fetish contemporaneo già troppo visto. Il codice linguistico-semiotico scelto da Nappa non propone grandi novità, almeno per ciò che riguarda il corpo di ballo, al contrario è sui protagonisti che pare aver incentrato tutta la sua vena creativa. In certi momenti la coreografia d'insieme arriva come qualcosa di estremamente semplice e poco ricercato in assoluto contrasto con l'unicità del linguaggio proposto attraverso le due maschere principali. In altri lavori il coreografo napoletano ha saputo stupire indubbiamente di più, in questo spettacolo sembrerebbe quasi che la cura maniacale e la ricerca raffinata che caratterizzano gli assoli di Pulcinella e Pimpinella sovrastino, fino a schiacciarla completamente, la linearità quasi prevedibile dei momenti di gruppo.