Aesthetica. Il sesso, il mio corpo, la mia libertà.
Andato in scena il 16 dicembre al teatro Galleria Toledo Aesthetica - esercizio n.1 è il lavoro coreografico di Gennaro Cimmino e Gennaro Maione entrambi napoletani, entrambi danzatori e coreografi, ma appartenenti a due generazioni differenti. Nel parlare di sesso e di omosessualità ci troviamo di fronte a due generazioni che urlano il diritto di vivere liberamente la propria sessualità, ma la differenza sta in ciò che urlano: la generazione di Cimmino è quella che negli anni '70 dichiarava al mondo intero "Non potete più ignorare il nostro diritto all'amore. Eccoci, siamo qua e siamo nati liberi!", la generazione di Maione è invece quella 2.0, quella che oggi grida "Che cazzo guardi? Faccio quello che voglio!".
Due modalità diverse di combattere la stessa battaglia, due modi differenti di accendere una luce abbagliante sul mondo gay, questi registri stilistici così distanti si mescolano nella coreografia creando ritmo e se c'è ritmo il lavoro è già pienamente riuscito.
Dire che si tratti di un lavoro dai toni educati e dal linguaggio velato sarebbe mentire: il palco è in penombra, i corpi sudano, le bocche gridano. L'atmosfera diventa rovente in un attimo e chi guarda resta cucito alla poltrona con due scelte dinnanzi a sé: giudicare o vivere.
Nel primo caso, nel caso in cui si scegliesse di giudicare, il 90% della creazione andrebbe perduta tra i mi piace e i non mi piace che combattono sul terreno minato delle ipocrisie e dei retaggi cattolico-borghesi-occidentali. Nel secondo caso, quello in cui si decidesse di vivere, si darebbe vita ad un trip tra allucinazioni, flash back e scoperte inaspettate.
Il trip, ovvero lo stato di totale alterazione psico-fisica post assunzione di stupefacenti allucinogeni, è dovuto all'alternarsi sulla scena di momenti docili e momenti violenti, di linguaggi sopraffini e gesti iper volgari, di romantici baci e voluttuose simulazioni di rapporti sessuali. Si diviene spettatori vulnerabili come bambole di pezza strattonate a destra e a sinistra in una confusione eccitante di scene a metà tra il film denuncia Milk (2008 diretto da Gus Van Sant) con Sean Pen e le pagine erotiche di fine '600 del marchese de Sade.
I flash back sono infiniti, perché gli appigli a cui aggrapparsi per ritrovare un corrispettivo nella storia recente dell'uomo occidentale sono davvero tanti, ma voglio citarne solo due: la San Francisco degli anni '70 e la New York degli anni '90.
Il filosofo francese Michel Foucault, morto di AIDS nel 1984, vive appieno la follia degli anni '70 e dà libero sfogo alla sua voglia di superare ogni volta il limite attraverso il dionisiaco abbandono dell'artista per raggiungere uno stato di superamento di conscio e inconscio, di razionale e irrazionale, di dolore e piacere. Il corpo per Foucault è al medesimo istante strumento, mezzo e fine per provare piacere ed è per questo che si lascia sedurre dal mondo degli LSD e della fiorente subcultura sadomasochista omosessuale che pullulava nei locali notturni di San Francisco. Libertà, sperimentazione, dionisiaco abbandono tra euforia e malinconia si ritrovano in Aesthetica e si riconoscono nella mano creativa di Gennario Cimmino.
Che dire invece degli anni'90? Di feste e rave party in una New York capitale mondiale dell'House Music e degli eventi mondani per eccellenza dove la parola d'ordine era stupire? Ballerine, acrobati, drag queen tutto era pensato per creare, all'interno dei locali, atmosfere surreali che accompagnassero le persone in un viaggio fatto di musica magistrale tra sound jazz e canzoni live, luci psichedeliche ed effetti speciali. Insomma, immergersi nella realtà dell'house music newyorkese voleva dire far convergere il divertimento disinibito e l'attitudine ad intendersene realmente di musica.
Cosa succede oggi? Succede quello che Aesthetica denuncia: un ottundimento totale dei sensi, uno smarrimento della capacità comunicativa, la sparizione totale della cultura musicale. Gennaro Maione mette mano alla situazione di reificazione lenta e impercettibile di cui i giovani sono vittime più o meno consapevoli. Finisce l'epoca del dionisiaco come atto creativo per cedere il passo alla fattanza fine a se stessa, finisce l'epoca della cultura musicale dei night club per far posto ad intere nottate tra selfie e alcool mentre la musica diventa un sottofondo a cui si è indifferenti, finisce l'epoca della comunicazione occhi negli occhi e dilaga un digitale freddo in cui lo spavaldo invisibile diviene pecora non appena si palesa.
Aesthetica racconta di gay, di sessualità, di comunicazione, di cultura. Racconta il declino dell'uomo esteta oramai scomparso, descrive in maniera cruda e diretta lo scivolamento dall'irrefrenabile desiderio di essere ciò che si è in totale libertà all'essere qualunque cosa pur di stupire.
Un lavoro agrodolce in cui si esibisce la carne cruda trasudante infinita bellezza, la fragilità dell'animo in cerca di approvazione e il coraggio di essere ciò che si è.