Perché il napoletano non ama davvero la mamma?
Arriverà mai il giorno in cui i napoletani la faranno finita col criticare e distruggere e demolire tutto quanto riguardi la loro città? Non so, no credo. Fa parte del loro essere napoletani, è intrinseco alla loro natura, è binomio inscindibile e ovvio napoletano-polemica. Tutto ciò che poi viene da fuori, va fuori, nasce fuori, passa da fuori è per forza di cose migliore. E allora si dà il via ad una serie infinita di parole snocciolate un po' a caso, ragionamenti superficiali e infantili, motivazioni prive di qualsivoglia fondamento e opinioni personali oltremodo stupide e del tutto insopportabili. È più forte di me, è una fatica che non posso sostenere quella di stare ad ascoltare la voce stridula di turno che ha deciso di fare l'urlatore/untore dedito all'infame e ingiustificato scopo di diffondere sempre più a macchia d'olio l'odio per tutto ciò che accade qui. Seguono poi a catena le osservazioni ancor più insopportabili di tutti quanti un giorno decisero di andare via decollando verso luoghi fantasticamente avanti e cominciando un'ingestibile serie di "ma voi li..." " invece noi qui..."
L'evoluzione della città siamo noi che la sproniamo e incoraggiamo ogni iniziativa, dalle più conservatrici a quelle più all'avanguardia, con uno spirito critico cosciente e sapiente costruttivo e mai sterilmente distruttivo. L'anima della città che va avanti nella perfetta dicotomia passsato-presente siamo noi come pubblico partecipe e corpo residenza di gusto. Il carattere della città, cantina sociale di certezze ed esperimenti, siamo noi che abbiamo la sensibilità di riconoscere l'importanza incontrovertibile del repertorio e la necessità irrinunciabile dell'esperimento. Bisogna farla finita col rigurgito acido a tutti i costi, con il disgusto a prescindere per ciò che c'è in nome di un fantomatico ci dovrebbe essere o si finirà col diventare paralitici e guasti vecchi spiriti denigratori di tutto e costruttori del nulla. Oh, voi che andaste via, voi cari napoletani emigrati all'estero per qualsivoglia motivazione smettetela un po' di rompere il cazzo puntando il dito sul perché e per come ve ne andaste ed entrate una volta e per tutte nel tessuto sociale del paese che vi sceglieste (paese razzista, paese violento, paese copena di morte, paese con dittature e via dicendo) facendola finita coll'essere una sorta di bastardi. E voi napoletani dall'indole della zitella inacidita che non sa più ingoiare amari bocconi, guardate avanti e pure indietro, sappiate riconoscere i meriti di una terra amata ovunque tranne che tra le sue mura e smettetela una volta e per tutte di servire sul piatto d'argento il pretesto di sparar cazzate su vostra madre a chi non vede l'ora di farlo.
Due esempi per spiegare meglio.
A Milano hanno il teatro alla Scala da circa 300 anni e se lo difendono, a Roma guai a toccare le testimonianze dell'Impero, a Venezia c'è il premio Donatello e trovatemi un solo americano che detesti gli Oscar. Gli inglesi poi si difendono pure i cappellini della regina. Il napoletano non solo denigra e demolisce tutto quanto dovrebbe invece renderlo fiero, ma rifiuta categoricamente l'idea per cui la sua città starebbe volgendo lo sguardo avanti. Non fa che dipingere il tessuto sociale partenopeo come il più squallido e marcio e retrogrado in assoluto, il gusto dei suoi conterranei come provinciale e scadente e presenta a chiunque gliene dia occasione una città senza speranza in tema di produzione artistica e culturale. Ma lui saprebbe come fare, lui sì che è scaltro, lui sì che la sa lunga...lui napoletano tra i napoletani, ma con una marcia in più. "Puh! Ci sputo sopra" - per citare una frase celebre dei miei amati scrittori russi di fine '800- ma fatela un po' finita voi l'estero e "tutto bello quello che sta al di là"! Napoli da grande città d'arte sa bene l'importanza del passato e sta, non senza grandi sforzi, imparando la rilevanza della novità e della produzione contemporanea. Siate attivi e propositivi, siate parte di un meccanismo dagli ingranaggi perfettamente lubrificati dove la forza del passato si aggancia e s'interseca al nuovo invece di fare i falsi innovatori supini e cadaveri di sta cippa. Il figlio non dica che la mamma è vecchia da buttare via, ma riesca vedere in lei la bellezza della sua giovinezza e la saggezza della senilitá.
L'arte e la cultura stanno subendo un'accelerata senza precedenti e creando un flusso turistico e monetario come non ce n'era da tempo. Lo vedete? Bene. Non lo vedete? Siete ciechi non certo "avanti".