Bolle and Friends a Pompei. La mia recensione pubblicata su Danzaeffebi
Resterà nella memoria molto a lungo lo spettacolo che Roberto Bolle ha portato in scena al Teatro degli Scavi di Pompei lo scorso 25 luglio supportato da un’organizzazione impeccabile e curata nel minimo dettaglio. Ognuno dei presenti ricorderà con un sentimento di gioia mista a stupore le eccellenze mondiali che si sono esibite su quel palco trasudante storia e antichi racconti. Le gradinate della cavea gremite, le luci soffuse a lasciar scorgere tutto intorno antiche rovine e il palcoscenico, che ancora conserva l’antico fondale di epoca romana, hanno reso palpabile e concreta la sensazione di un viaggio indietro nel tempo. I sensi sono allora amplificati e in un luogo così suggestivo si diviene a tal punto predisposti ad accogliere e ammirare da divenire tutt’uno con la duplice prospettiva della bellezza proposta: quella apollinea delle forme e delle linee e quella dionisiaca della libertà e dell’istinto. Forze opposte e complementari hanno reso lo spettacolo Bolle and friends fluido e interessante e la scaletta proposta, in un alternarsi di variazioni dal repertorio classico e pezzi di neoclassico fino al contemporaneo, ha stimolato incessantemente la curiosità, l’attesa e la scoperta.
Lo spettacolo a Pompei si è aperto con il pas de deux tratto da Apollo, raffinata coreografia di George Balanchine su musiche di Stravinsky, interpretato dalla coppia Roberto Bolle e Melissa Hamilton, ballerina solista del Royal Ballet, che ha subito conquistato il pubblico con i suoi arabesque penchée oltre i 180°: consapevole di possedere doti fisiche ben oltre il consueto la Hamilton ha spinto al massimo la sua esecuzione del pezzo portando all’estremo punto ogni estensione delle gambe, che poi in fondo è ciò che il pubblico del XXI secolo si aspetta.
Secondo in scaletta il pas de deux dal Don Chisciotte con una strepitosa Maria Kochetkova probabilmente la migliore interprete nei pezzi di repertorio per la tecnica eseguita con la massima sicurezza: da menzionare il doppio tours en dedans á la seconde terminato sulle punte in arabesque penchée poggiandosi sul partner in attesa, una conclusione da vera virtuosa che ha scatenato il pubblico. Maria Kochetkova è un vero diamante che ha continuato a splendere nella memoria per il resto della serata.
La coreografia di David Dawson On the nature of Daylight, su musica di Max Richter ha acceso le luci su Anna Tsygankova, che con ogni centimetro del suo corpo ha vissuto, interpretato e sentito ciò che ha danzato con una tale drammaticità e liricità da divenire, ai miei occhi, il punto più alto in quanto a interpretazione e sentimento. La libertà con cui ha danzato al fianco di Matthew Golding ha diffuso nell’aria l’ebbrezza del dionisiaco tra spasmi e vortici e movimenti convulsi del corpo.
Ecco la mia recensione pubblicata su Danzaeffebi di Francesca Bernabini sullo spettacolo di Roberto Bolle a Pompei.
Viene voglia di ululare per quanto è stato bello.
E’ poi finalmente arrivato il momento di ammirare l’unico Friends italiano che Roberto Bolle ha voluto con sé in questa esperienza a Pompei, la scaligera Nicoletta Manni: presenza scenica e tecnica impeccabile, eleganza e spavalderia. Un tête à tête con Bolle da Excelsior denso di virtuosismo e sapientemente sfaccettato nell’interpretazione.
Opus 100 - für Maurice, lavoro coreografico di John Neumeier su musiche di Simon & Garfunkel, è stata la celebrazione dell’amicizia e del reciproco sostegno che da essa deriva, la promessa di un eterno mutuo soccorso, la scommessa sempre vinta fatta di fiducia e amore incondizionato: Roberto Bolle e Alexandre Riabko hanno danzato l’amicizia rendendo palpabile l’empatia e l’affiatamento che li lega ed è stato proprio in questo pezzo che “Bolle apollineo” ha lasciato il posto a “Roberto dionisiaco”. Nell’eseguire le coreografie di contemporaneo il suo corpo ha abbandonato la plasticità e il rigore del balletto classico, la linea ha lasciato spazio alle più interessanti curvature del corpo, la testa ha ceduto il terreno al cuore e il sorriso ha invaso il volto del danzatore oggi più famoso al mondo rendendolo libero da ogni canone e dal rigido codice del balletto classico. La libertà ha pervaso il suo corpo mentre ha danzato le coreografie di Neumeier e in quella conclusiva di Otto Bubenìcek, Canon di D Major, le catene di un’immagine sempre apollinea, equilibrata e perfetta si sono finalmente spezzate ricordando a tutti che il viaggio nella bellezza al di là della proporzione, della linearità e dell’equilibrio, passa anche e soprattutto per il disordine, l’ebrezza e l’istinto.
Roberto Bolle ha lanciato a briglie sciolte l’irrazionale e si può senza dubbio dire che la perfezione del balletto di repertorio, di cui è insuperabile interprete, ha lasciato il posto alla bellezza del disarmonico e della libertà consacrandolo anche dio della danza contemporanea.
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