Talenti eccezionali i Mnai's, ma "Around" non spacca
Sono andata al Teatro Bellini per assistere allo spettacolo dei Mnai's Around e, forse a causa del mio umore nero di quello sera, sono andata via un po' delusa.
La disponibilità della direzione artistica del Bellini, forse il teatro più versatile e aperto a qualunque nuova espressione artistica, fa sì che giovani compagnie e giovani idee abbiano la possibilità di confrontarsi col pubblico.
Tanto al Piccolo Bellini quanto negli spazi del teatro principale la danza trova accoglienza e si gioca almeno un'occasione.
Around dunque, l'hip hop che racconta il fenomeno dell'integrazione e dell'emarginazione, dello sfruttamento e della superficialità, ha portato in scena il grande talento dei performer, ma a mio parere, lo scarso talento dei coreografi. Forse un discorso a parte proprio per i pezzi di hip hop si può fare, nel senso che solo in quelli si è saputo creare momenti di esaltazione nel pubblico e di forte impatto visivo sfruttando le doti di ballerini davvero grandiosi. Nei pezzi di modern come pure in quello di "neoclassico" ho avvertito invece tanta superficialità e approssimazione nella ricerca delle dinamiche che apparivano quasi pensate e strutturate da mani inesperte: elementi ripetuti all'infinito e sequenze senza né capo né coda.
Altra cosa che mi ha lasciato molto perplessa è stata la scelta di usare un registro fortemente narrativo che, a mio parere, non ha sortito l'effetto sperato: il messaggio in vari punti risultava non essere chiaro e i troppi elementi messi in scena - vedi il quadro in cui un uomo di colore viene mortificato con abluzioni purificatrici e una camicia di forza ( che proprio non capisco cosa c'entri con il problema del razzismo verso gli afrodiscendenti visto che si tratta di un simbolo tipico della psichiatria di inizio XIX secolo) - confondevano lo spettatore che finiva per sentirsi a disagio non riuscendo nell'interpretazione.
Ottimi invece i momenti di danza afro, tanto dal punto di vista coreografico che da quello interpretativo e meravigliose le proiezioni tridimensionali in grado di far letteralmente viaggiare nel tempo e nello spazio.
Insomma alla fine il pensiero è questo: grandi talenti, entusiasmo ed energia alle stelle, lavoro di interfaccia digitale molto professionale, forse le coreografie richiedevano più lavoro per ciò che riguarda l'organicità e il messaggio e la ricerca stilistica.
Aspettiamo il prossimo lavoro dei Mnai's!
La disponibilità della direzione artistica del Bellini, forse il teatro più versatile e aperto a qualunque nuova espressione artistica, fa sì che giovani compagnie e giovani idee abbiano la possibilità di confrontarsi col pubblico.
Tanto al Piccolo Bellini quanto negli spazi del teatro principale la danza trova accoglienza e si gioca almeno un'occasione.
Around dunque, l'hip hop che racconta il fenomeno dell'integrazione e dell'emarginazione, dello sfruttamento e della superficialità, ha portato in scena il grande talento dei performer, ma a mio parere, lo scarso talento dei coreografi. Forse un discorso a parte proprio per i pezzi di hip hop si può fare, nel senso che solo in quelli si è saputo creare momenti di esaltazione nel pubblico e di forte impatto visivo sfruttando le doti di ballerini davvero grandiosi. Nei pezzi di modern come pure in quello di "neoclassico" ho avvertito invece tanta superficialità e approssimazione nella ricerca delle dinamiche che apparivano quasi pensate e strutturate da mani inesperte: elementi ripetuti all'infinito e sequenze senza né capo né coda.
Altra cosa che mi ha lasciato molto perplessa è stata la scelta di usare un registro fortemente narrativo che, a mio parere, non ha sortito l'effetto sperato: il messaggio in vari punti risultava non essere chiaro e i troppi elementi messi in scena - vedi il quadro in cui un uomo di colore viene mortificato con abluzioni purificatrici e una camicia di forza ( che proprio non capisco cosa c'entri con il problema del razzismo verso gli afrodiscendenti visto che si tratta di un simbolo tipico della psichiatria di inizio XIX secolo) - confondevano lo spettatore che finiva per sentirsi a disagio non riuscendo nell'interpretazione.
Ottimi invece i momenti di danza afro, tanto dal punto di vista coreografico che da quello interpretativo e meravigliose le proiezioni tridimensionali in grado di far letteralmente viaggiare nel tempo e nello spazio.
Insomma alla fine il pensiero è questo: grandi talenti, entusiasmo ed energia alle stelle, lavoro di interfaccia digitale molto professionale, forse le coreografie richiedevano più lavoro per ciò che riguarda l'organicità e il messaggio e la ricerca stilistica.
Aspettiamo il prossimo lavoro dei Mnai's!