La mia intervista al maestro Lienz Chang pubblicata su Danzaeffebi
ph. Francesco Squeglia |
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Le prove per la messa in scena di Giselle sono appena terminate. Alessandro Staiano mi fa strada: attraversiamo la sala Gallizia e, oltre il pianoforte, un piccolo corridoio mi conduce nello studio del maestro Lienz Chang. Emozionata e tesa lo vedo seduto alla sua scrivania. Mi vede, sorride e m’invita ad accomodarmi su eleganti divani ottocenteschi per cominciare la nostra conversazione. Il suo tono di voce è dolce e gentile, lo sguardo riesce ad essere nel medesimo istante fiero e sereno e nell’insieme la sua figura e il suo atteggiamento comunicano l’orgoglio per il ruolo che ricopre e la semplicità di chi sa di voler fare sempre di più. Un connubio perfetto tra le sue origini cinesi e cubane: pacatezza e fierezza, controllo e orgoglio.
Maestro, i ragazzi sembrano essere tutti concordi nel constatare l’ottimo lavoro che si sta svolgendo in sala, la sua capacità di tirar fuori positività e fierezza. Io ho notato più precisione e cura del dettaglio fin dalla messa in scena de Lo Schiaccianoci. Cosa ci può raccontare di questo gruppo con cui lavora da così poco tempo?
ph. Francesco Squeglia |
Oltre ad essere formato da ottimi elementi un corpo di ballo per funzionare ha bisogno di essere, per l’appunto, “un corpo solo”. Crede che ciò avvenga tra i suoi ragazzi? Riescono ad essere uniti e compatti in questo periodo più che mai difficile?
In sala sanno che voglio vedere la compagnia del Teatro San Carlo e non voglio invece vedere i loro problemi personali.
Si riesce quindi a chiudere fuori il mondo?
È difficile, ma sto facendo una sorta di rieducazione. Li sto educando un pò come si fa con i bambini, per cambiare questa mentalità troppo pronta alla polemica. Ci vuole tempo, forse il risultato si raggiungerà col passare degli anni, ma va fatto. Devono rimanere sempre giovani dal punto di vista fisico, ma devono raggiungere la maturità mentale.
Che atmosfera sente in sala prove per questa Giselle tanto attesa?
C’è tanta ansia nei più giovani a cui ho voluto affidare i ruoli principali ad esempio il ruolo di Mirta che ho dato a Luisa Ieluzzi e Annalina Nuzzo so che ha creato ansia, ma so anche che lo possono fare! Il futuro di questa compagnia dipende dalla capacità di vedere il potenziale nuovo.
Maestro insieme ai suoi ragazzi si parlava della scarsità di repliche per il balletto classico. Perché avviene questo? Lei cosa ne pensa?
Perché oltre al balletto c’è tanto altro, ci sono l’opera, la sinfonica e per quest’anno io sono arrivato con la programmazione già stabilita e quindi non ho potuto fare niente. So bene che anche per l’anno prossimo non potrò fare granché, ma quando mi hanno chiesto di contribuire alla nuova programmazione io ho detto che secondo me dovrebbe esserci un balletto ogni due mesi. Purtroppo questo non è possibile perché c’è anche tanto altro da fare e i ragazzi devono lavorare per gli spettacoli d’opera che richiedono momenti di ballo. È troppo difficile programmare balletto e opera insieme, non si può lavorare bene ad entrambi. Per quanto riguarda i costi del balletto basterebbe che il coreografo lavorasse con le scenografie che abbiamo già qui e che si creasse un repertorio nostro su cui lavorare con maggiore sicurezza senza ricominciare sempre da capo e spendere soldi inutili.
Per Giselle lei sta lavorando con Ljudmila Semenjaka che ha rielaborato le coreografie originali, come procede il lavoro?
Io purtroppo non ho un assistente, sono solo. Lavorare con Ljudmila e con la sua assistente è bello e abbiamo reciproca fiducia.
L’étoile tanto attesa, Svetlana Zakharova, sarà al Teatro alla Scala con Giselle fino a pochi giorni prima del suo debutto napoletano. Crede che qui cercherà l’affiatamento con il resto della compagnia?
Credo di sì, anche se lei a volte svolge la classe da sola, a volte con loro. Svetlana ha già lavorato altre volte con me e quindi credo che sarà in sala con noi anche per il riscaldamento.
Giselle richiede grande mimica e grande interpretazione ai danzatori, ci avete lavorato tanto?
Sì, ci abbiamo lavorando tanto perché soprattutto in questo balletto i ballerini sono anche attori. Credo che siamo sulla buona strada per avere un grande risultato perché abbiamo avuto tempo a disposizione. Abbiamo finito di montare già da molto e da settimane è solo tutto da pulire e perfezionare. C’è stato il tempo per entrare a fondo nella storia e nella testa dei personaggi.
Vedremo belle cose allora?
Sono sicuro di si!
E cosa ci dice di questi primi mesi trascorsi a Napoli?
Per il momento va tutto bene. Trovo Napoli simile alla mia Cuba: la vita, la gente…
L’intervista si conclude così, sospesa tra il suo passato cubano e il suo presente napoletano. Mi accompagna all’ascensore e mentre le porte si chiudono non posso che auguragli grandi successi e, a giudicare dalla determinatezza dei suoi discorsi e dagli obbiettivi prefissi, non può che essere così.