La Compagnia della London Contemporary Dance School arriva a Napoli: EDGE.

Nasce da un gemellaggio tra Londra e Napoli e si pone l’obiettivo di attirare l’attenzione tanto dei giovani danzatori quanto delle istituzioni ancora cieche e sorde. Questo è EDge, una compagnia che porta in scena coreografie di Trisha Brown, Yael Flexer e altri grandi coreografi del panorama internazionale.
Un progetto ambizioso che approda a Napoli il 29 e il 30 maggio al teatro Mediterraneo e alla cui realizzazione hanno contribuito in molti dall’ideatore Fortunato Angelini, oggi ricercatore e professore di danza contemporanea a Londra, ed Emma Cianchi, direttore di Art Garage, fino a tutte le scuole partner che hanno scelto di entrare nel progetto attivamente contribuendo al finanziamento tramite l’acquisto di pacchetti (biglietti per lo spettacolo + workshop). EDge è una compagnia composta da danzatori/studenti della London Contemporary Dance School che hanno conseguito la laurea triennale e si avviano verso il biennio per conseguire quella magistrale. Dodici elementi eccellenti del panorama mondiale scelti su 1200 candidati tramite tre audizioni. Danzatori che si affacciano al mondo professionale e che studiano con serietà e in maniera istituzionalmente organizzata e riconosciuta le arti performative per poi divenire coreografi, danzatori, performer in giro per il mondo. Portare una compagnia di tale livello, e soprattutto espressione di una realtà che in Italia non conosciamo, è un modo di dimostrare alle istituzioni campane, ma anche nazionali, il potere della danza in Europa e nel mondo.
Così Fortunato Angelini illustra lo scopo del suo progetto “la condizione della danza in Italia appare ancora più inspiegabile se si considera il contributo che l’arte ha offerto e ancora offre all’economia del nostro paese, sia come stratificato patrimonio artistico di primaria importanza per l’industria turistica e per quella dello spettacolo; sia come fattore essenziale di successo in quei settori merceologici in cui il contenuto estetico rappresenta la principale risorsa per competere nel mercato globale come è nel caso della moda, del design e così via. Settori che assumono un ruolo rilevante nelle politiche commerciali e nel successo del “made in Italy”. Perché allora tanta disattenzione nei confronti della formazione artistica? [...] Sembra che manchi del tutto la consapevolezza del contributo che è offerto dall’arte al successo dell’economia italiana”.
Nel resto d’Europa c’è possibilità di formazione professionale e di conseguente inserimento nel mondo del lavoro, c’è una macchina organizzativa perfetta che nutre gli atenei delle arti performative e si nutre a sua volta del circuito economico che quegli stessi atenei innescano. Purtroppo la mentalità del “tutto e subito” tipicamente italiana che non ha la caratteristica della progettualità e dell’investimento non è in grado di cogliere l’immenso patrimonio artistico umano che ha a disposizione, anzi lo mortifica e lo emargina fino al punto da metterlo in fuga. Alla fine i talenti nascono qui e producono all’estero.
Laddove non esiste più il dialogo le provocazioni sembrano essere l’unica strada percorribile, ma una volta superata la soglia della sorpresa che hanno suscitato, riportando lo stato di cose di nuovo nell’indifferenza, allora si creano due esistenze parallele che paiono non avere più niente da dirsi. EDge è sicuramente una provocazione.

Manuela Barbato

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