San Carlo,conferenza stampa: la passione dei lavoratori
Nella foto: Franco Spizzica |
Sono tornata a casa turbata e amareggiata perché un'eco costante nei vari interventi che si sono susseguiti riguardava la non aderenza tra ciò che riportano i media e ciò che realmente pensano e dichiarano i lavoratori del lirico napoletano. Cercherò in queste poche righe di rendere giustizia a quelle voci rotte dall'emozione che rivendicano libertà e verità, non solo di pensiero, ma anche di espressione.
Massimo Taglialatela, segretario generale UILCOM Campania, ricorda che la situazione economica dei lavoratori del San Carlo è ben al di sotto della media europea e che quindi il commissariamento va evitato perché sarebbe uno schiaffo dato non solo per Napoli e per il San Carlo, ma per tutto il Mezzogiorno. C'è l'urgenza, secondo Taglialatela, di un Piano Industriale che rilanci il teatro e di una dirigenza in grado di sfruttare al massimo le risorse economiche evitando spese inutili che portino il teatro in sofferenza come accade oggi.
Per la CGL interviene Osvaldo Barba che indica nelle dimissioni de Cda un segnale di depauperamento inequivocabile e indica come unica strada percorribile l'incontro, intorno allo stesso tavolo, di sindaco, presidente di Regione e management del teatro per trovare un accordo che salvaguardi gl'interessi di tutti e in primis dei lavoratori. "La legge Valore Cultura non piace a nessuno" dice Barba "perché non ha tenuto conto di nulla!".
Michele Maddaloni, delegato sindacale UIL, è il primo a tuonare con più passione e a rivendicare il diritto al confronto e al coinvolgimento diretto in questa faccenda. "Non accettiamo nulla che non sia concordato ad un tavolo con le istituzioni. I termini sono scaduti". Ricorda poi che la direzione del teatro avrebbe presentato un Piano Industriale senza alcun tipo di confronto con i sindacati. "Vogliamo un patto per il futuro" e sentenzia con decisione "per noi la legge Valore Cultura non esiste più e qualsiasi tentativo di commissariamento da parte del ministro sarà rigettato con forza".
Franco Spizzica sottolinea fiducioso la coesione tra lavoratori e sindacalisti dichiarando di avere tutti un obiettivo comune: la non adesione alla legge Valore Cultura e indica come prima strada quella di non cedere agli pseudo ricatti del ministro Bray: o la legge o il commissariamento. Spizzica conclude il suo intervento con trasporto e dichiara: "Il nostro sindaco ha detto no alla legge e no al commissariamento, e i lavoratori stanno col sindaco!".
Uno degl'interventi più coinvolgenti è stato quello del soprano Gloria Mazza che individua nella protesta cominciata al San Carlo di Napoli il tuono che sta risvegliando ad uno ad uno gli altri teatri italiani; Salvatore Acierno, orchestrale, chiede invece più passione alla cittadinanza che si sconvolge e si batte per la Terra dei Fuochi e per le varie catastrofi del nostro territorio, ma non pare combattere allo stesso modo per le eccellenze della città. Conclude Acierno "provate a toccare la Scala ai milanesi e vedete che succede: totale subbuglio!".
Le voci che si sono susseguite fino alla fine hanno fatto appello al coraggio di combattere e di non fare un solo passo indietro verso una legge pensata e scritta ad hoc per situazioni con profili e necessità che però non riguardano il teatro napoletano. Il San Carlo, si dice in un intervento molto accorato, è già stato distrutto una volta fisicamente, violato nelle sue parti più antiche, offeso con lavori di restauro approssimativi e volti all'economia, si pensi al parquet scadente della sala, alla chiusura irreversibile dei pozzi acustici mediante gettata di cemento, parati di fattura cinese in spregio alle eccellenze manifatturiere campane. Anche a questo proposito il sindaco De Magistris provò a fare qualcosa, ad alzare un polverone, ma era in minoranza e tutto finì nel dimenticatoio.
Pare, ascoltando tutte queste voci, che il San Carlo sia più un problema che una risorsa, un nodo da sciogliere e un ostacolo da aggirare. Abbandonare il Cda mediante dimissioni è stato, secondo i lavoratori del teatro, un atto di vigliaccheria perché, se davvero tanto Caldoro quanto gli altri dimissionari credevano nel valore di questa legge e nella sua efficacia e ancor di più nell'illegalità del sottrarsi ad essa, avevano l'obbligo morale di votare e di mettere in minoranza il sindaco.
E ancora c'è chi grida "Noi non siamo pazzi che vanno dietro ad un altro pazzo! De Magistris è l'unico ad aver fatto una proposta seria e cioè la realizzazione di 40.000.000 di euro mediante la vendita di beni immobili appartenenti al Comune, la direzione del teatro parla di un Piano Industriale che però non si è ancora visto e non è stato né presentato né concordato con nessuno di noi!"
Ho sentito rivendicare, durante la conferenza, il vanto di essere "virtuosi", di essere tra i pochi teatri con il bilancio in pareggio, di avere crediti con la Regione per 30.000.000 di euro che da soli basterebbero a non aver bisogno di elemosinare il prestito della Legge di cui si discute, perché avere più o meno 10.000.000 di euro aderendo alla legge Valore Cultura è davvero pari a ricevere un'elemosina con tutte le mortificazioni che questa comporta.